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Come funzionano le 3 proposte anti povertà dei 3 principali partiti italiani

Come funzionano le 3 proposte anti povertà dei 3 principali partiti italiani
Dopo un lungo periodo di silenzio, l’emergenza povertà irrompe al centro dei dibattiti politici, dentro e fuori gli schieramenti, impegnati in una guerra di proposte per fronteggiare l’indigenza e creare una rete di sostegno per coloro che sono stati esclusi dal mondo del lavoro. Un tema che si fa ancora più caldo nella settimana che vedrà approdare in Aula a palazzo Madama la legge delega sul contrasto alla povertà.
Dal “piano Marshall per le famiglie” al “lavoro di cittadinanza” ecco le proposte in campo e i costi per la loro realizzazione.
Il principio di fondo è che “Nessuno deve rimanere indietro”. Il che per i grillini si traduce nell’introduzione del reddito di cittadinanza per tutti quelli che vivono al di sotto della soglia di rischio povertà. La proposta presentata nel 2013, prevede aiuti “per un valore pari ai 6/10 del reddito medio equivalente familiare (15mila euro nel 2013), quantificato per la persona singola nell’anno 2014 in euro 9.360 annui e euro 780 mensili”, sostiene il Movimento 5 Stelle.
Il beneficio medio “è pari a 12.175 euro l’anno per le famiglie molto povere (con meno del 20 per cento della linea di povertà) e decresce all’aumentare del reddito fino a circa 2.500 euro per le famiglie con redditi compresi fra il 60 e l’80 per cento della linea di povertà”.
Brunetta e il “diritto a lavorare” (per tre mesi)
Negli ultimi mesi il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta ha illustrato una proposta di legge che garantisca lavoro per tre mesi a tutti coloro che lo richiedano. E un’indennità di disoccupazione per altri tre mesi.
Renzi e il “lavoro di cittadinanza”
Uno stipendio fisso senza un lavoro? Una negazione del primo articolo della Costituzione e un attacco alla dignità. Ne è convinto l’ex premier Matteo Renzi secondo cui “garantire uno stipendio a tutti non risponde all’articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione”, ha dichiarato al Messaggero al ritorno dal suo viaggio in California. La controproposta di Renzi – che sembra ricalcare quella di Brunetta – è il “lavoro di cittadinanza” per governare l’innovazione: “fermare la tecnologia è assurdo, ma è tempo di affrontare i costi della perdita di impiego. Dobbiamo rivoluzionare il nostro welfare e la risposta non è una rendita universale ma il lavoro di cittadinanza”. L’ex premier dovrebbe svelare i dettagli del suo piano all’incontro sul programma dem previsto per il 10 marzo a Torino.
Berlusconi punta a un “piano Marshall” per le famiglie
Il ‘nuovo welfare’ di Forza Italia punta alle fasce più deboli, ma Silvio Berlusconi parla di un aiuto ai nuclei familiari anziché alle singole persone. Da qui la definizione “Piano Marshall per le famiglie”. Attraverso lo strumento dell’Isee, ovvero l’indicatore della situazione economica, si punta – spiegano fonti parlamentari di FI – a individuare una soglia di povertà sotto la quale non è possibile andare e ad integrare il reddito di chi lavora all’interno del nucleo familiare con un assegno di ‘sopravvivenza’. Per quelle famiglie che non hanno alcuna fonte di reddito è previsto un assegno e un intervento con un percorso guidato per arrivare a una occupazione. Le risorse arrivano da:

Allo studio anche “la Negative Income Tax – o “Imposta negativa sul reddito” – ideata dall’economista liberista Milton Friedman, che consiste in un sistema progressivo di tassazione nel quale ha redditi sotto una ceta soglia riceve una somma supplementare dallo Stato invece di pagare”, si legge su “Il Giornale”.