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la Finanza arresta marito e moglie.sequestro preventivo di 640mila euro e di un fondo commerciale

Con le accuse di circonvenzione e bancarotta, la Finanza arresta marito e moglie. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno individuato diverse irregolarità e hanno portato al sequestro preventivo di 640mila euro e di un fondo commerciale. In manette anche una terza persona. In tutto le contestazioni riguardano quattro soggetti.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica labronica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di tre persone (tra cui due coniugi) residenti a Livorno, di cui una, in carcere e due sottoposte agli arresti domiciliari. Nei confronti dei due coniugi è stato, altresì, disposto, il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali (per il marito, amministratore di più società operanti nel settore immobiliare ed edile) e la sospensione della carica di curatore fallimentare (per la moglie, titolare di uno studio di commercialista, con sede legale a Lucca ma di fatto operativo su Livorno). Le contestazioni – che riguardano in totale quattro soggetti – hanno ad oggetto plurime ed articolate fattispecie di reato: circonvenzione di incapace, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e interesse privato del curatore fallimentare. Le indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica sono state sviluppate da personale del Nucleo di Polizia Tributaria e hanno avuto origine, nel 2015, a seguito dell’esame del contenuto di un hard disk del marito, da cui sono emersi ulteriori elementi investigativi, con l’avvio dell’operazione denominata “False Guardian”. La prima condotta illecita si riferisce ad un’ipotesi di circonvenzione di incapace, commessa in concorso dai tre soggetti tratti in arresto, per aver sistematicamente abusato delle deficitarie condizioni psico-fisiche di un 57enne livornese, privo delle capacità di autodeterminazione, dichiarato invalido civile al 100% e totalmente inabile al lavoro. In particolare, a tale soggetto, pur se non interdetto o inabilitato ufficialmente – dopo la morte, nel 2010, di entrambi i genitori – veniva fatta sottoscrivere una procura generale innanzi ad un notaio a favore della cugina (tratta in arresto) per l’amministrazione e la gestione di tutti i beni posseduti e ricevuti in eredità, comprensivi di sei appartamenti, un fondo, un terreno e disponibilità finanziarie. A seguito di ciò, la procuratrice – unitamente agli altri due coniugi arrestati – avrebbe proceduto, nell’arco di soli cinque anni, al progressivo depauperamento del patrimonio mediante la vendita di due unità immobiliari e l’utilizzo sistematico delle disponibilità finanziarie, con l’appropriazione indebita di somme superiori a 230 mila euro, di cui i tre hanno usufruito per far fronte anche a spese strettamente personali, tra cui un viaggio a Cuba nel 2012, ai costi per il rimessaggio di un’imbarcazione o al pagamento dello stipendio di dipendenti di loro società. Particolarmente significativa del modus operandi degli indagati è stata la vendita, nel 2011, di un fondo commerciale ubicato a Livorno – che garantiva alla persona invalida una rendita sicura in quanto già affittata ad un fioraio – posta in essere a favore della commercialista. Di tale vendita, la caparra non è stata mai versata, mentre la restante parte è confluita effettivamente sul conto corrente della persona invalida, ma utilizzata (per la maggior parte) dagli arrestati nell’arco di soli 4 mesi. Tra gli ulteriori fatti contestati, si cita il caso delle somme illegittimamente ottenute dagli arrestati facendo risultare spese fittizie, per conto della persona invalida (alla morte del padre nel 2010), per il pagamento di asseriti oneri di successione. Responsabilità concorsuali sono state ravvisate anche a carico di un geometra residente in provincia di Lucca, il quale, nel suo ruolo di perito tecnico della procedura fallimentare, si è prestato a fare da tramite fra i coniugi, agevolandoli nella commissione del reato.In questo contesto, per evitare la reiterazione del reato, il GIP ha disposto il sequestro delle provviste finanziarie, per l’ipotesi di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, fino all’importo di euro 640.000, nonché il sequestro preventivo del fondo commerciale venduto ad uno degli arrestati, collegato all’ipotesi di circonvenzione di incapace. FABIO GIORGI