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Che cos’è la moneta fiscale e perché piace a M5S

Che cos’è la moneta fiscale e perché piace a M5S
Tra Euro-sì ed Euro-no i Cinque Stelle pensano a una terza via: una moneta parallela. La battaglia per far uscire l’Italia dall’Euro può essere lunga, travagliata e dagli esiti incerti e il Movimento sembra essersene reso conto, tanto che lunedì 27 marzo, intervenendo a Viva l’Italia, il format in diretta web di Agi, il grillino Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ha detto che il Movimento “non è contro la Ue”. “Non siamo antieuropeisti, ma dividiamo tra Ue ed euro. Noi vogliamo far decidere i cittadini italiani con un referendum sull’uscita dall’euro. Ma se i cittadini decidono di restare, noi con quella decisione andiamo ai tavoli europei” ha detto.
Ora sul blog dei Cinque Stelle viene rilanciata l’idea di una moneta fiscale complementare. Una specie di Sardex su scala nazionale, scrive Repubblica, o di “am-lira”, se si pensa alla proposta di doppia moneta ipotizzata anche da Silvio Berlusconi sul modello di quella introdotta dagli alleati nel ‘43. Una moneta parallela che non si sostituisca all’euro ma l’affianchi, “che non è moneta legale e quindi non va a violare i nostri trattati, ma che possa restituire al governo la capacità di effettuare un piano di investimenti”.
Di chi è l’idea – La moneta fiscale del Movimento 5 Stelle riprende una proposta lanciata alcuni anni fa da un gruppo di studiosi tra i quali Luciano Gallino.
Chi la distribuirebbe – Verrebbe diffusa attraverso i Certificati di Credito Fiscale, emessi dal governo per garantire crediti sulle tasse future, a due anni.
Come funzionerebbe – I certificati funzionerebbero come moneta in più
Quali sarebbero i vantaggi – Immettendo liquidità nel sistema si potrebbe aumentare la spesa pubblica o tagliare il cuneo fiscale. Se poi i CCF venissero percepiti come moneta e utilizzati negli scambi, per lo meno tra imprese e tra imprese e Stato, il beneficio per l’economia sarebbe ancora ulteriore, il Pil crescerebbe e, secondo i promotori, si ripagherebbero da soli.
Due anni fa, la senatrice Paola Taverna prometteva a un ragazzo che immaginava di pagare in lire colazione, barbiere e regali alla fidanzata: “Il Movimento sta realizzando il tuo sogno”. Era l’epoca dei banchetti anti moneta unica, quelli che chiedevano una legge costituzionale in modo da permettere un referendum consultivo altrimenti impossibile. Raccolte le firme, non se n’è fatto più nulla.
Il concetto alla base è semplice. Un euro di beni e servizi è sempre un euro. Anche se la moneta non c’è materialmente, il valore di quel bene è lo stesso. Quindi, in teoria, è scambiabile anche senza il contante. Per esempio attraverso un sistema che gestisca le transazioni dei beni legando il valore al prezzo corrente delle merci. Sardex.net ha messo in pratica questa teoria. Né più né meno. E’ una moneta virtuale creata da Mancosu, Piero Sanna e i fratelli Gabriele e Giuseppe Littera, 28 e 33 anni. Tutti con studi umanistici alle spalle, ma appassionati di temi economici. E soprattutto della loro terra, che volevano aiutare nel momento più acuto dello tsunami finanziario che ha vessato l’Occidente negli ultimi 6 anni.
Contro un previsto “crollo del reddito nazionale e impoverimento del Paese”, scrive sul blog Gennaro Zezza, docente dell’Università di Cassino, la risposta ddel M5S non sarebbe però l’uscita dall’euro, che “comporta una rottura di trattati, una manovra di tipo aggressivo nei confronti dei nostri partner”. Così, si pensa alla “reintroduzione in Italia di quella che potremmo definire una “moneta fiscale”, una moneta che non è moneta legale e quindi non va a violare i nostri trattati, ma che possa restituire al governo la capacità di effettuare un piano di investimenti e sostenere il reddito dei cittadini”.