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Papa Francesco ora è più solo nella lotta ai pedofili

Papa Francesco ora è più solo nella lotta ai pedofili
Alla fine anche Marie Collins, la signora irlandese vittima da bambina di un prete pedofilo, una donna coraggiosa che più di ogni altro componente della Commissione vaticana per la protezione dell’infanzia aveva sposato il progetto di Papa Francesco di una pulizia radicale della Chiesa, ha dovuto gettare la spugna, rassegnando le sue dimissioni dall’organismo fortemente voluto da Papa Francesco, che da oggi su questo fronte è più solo.
L’istituzione di una Commissione per la protezione dei minori, con lo specifico impegno di sostenere anche le vittime degli abusi, era stato uno dei suoi primi atti di governo. “Dolorosi fatti – ha spiegato nel chirografo che istituisce il nuovo organismo, datato 22 marzo 2014 – hanno imposto un profondo esame di coscienza da parte della Chiesa e, insieme con la richiesta di perdono alle vittime e alla società per il male causato, hanno portato ad avviare con fermezza iniziative di vario genere nell’intento di riparare il danno, fare giustizia e prevenire, con tutti i mezzi possibili, il ripetersi di episodi simili in futuro”.
Ma una volta costituito, l’organismo si è trovato a combattere contro il muro di gomma di una mentalità piuttosto omertosa (come denunciato dal promotore di giustizia, oggi arcivescovo di Malta, Charles Scicluna). “Da quando la commissione ha iniziato i suoi lavori a marzo del 2014 sono stata impressionata dall’impegno dei miei colleghi e dal genuino desiderio di Papa Francesco di avere assistenza nell’affrontare il tema degli abusi sessuali del clero. Credo che costituire la Commissione e coinvolgere esperti esterni per consigliarlo su cosa fosse necessario per rendere più sicuri i minori sia stata una mossa sincera. Tuttavia – ha scritto la Collins nella sua lettera di dimissioni – nonostante il Santo Padre abbia approvato tutte le raccomandazioni fattegli dalla Commissione, vi sono stati costanti ostacoli. Ciò è stata la causa diretta della resistenza da alcuni membri della Curia vaticana al lavoro della Commissione. La mancanza di cooperazione, in particolare da parte del dicastero più direttamente coinvolto nell’affrontare i casi di abuso è stata vergognosa”, afferma Collins in trasparente riferimento alla Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero incaricato dei dossier sui preti pedofili.
“Alla fine dell’anno scorso – ha rivelato la Collins – una semplice raccomandazione, approvata da Papa Francesco, è andata a questo dicastero per un piccolo cambiamento di procedura nel contesto della cura delle vittime e dei sopravvissuti. A gennaio ho saputo che quel cambiamento è stato rifiutato. Al tempo stesso è stata rifiutata anche una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale del lavoro della commissione in merito alla salvaguardia. Mentre penso che la Commissione riuscirà a superare questa resistenza, per quanto mi riguarda è la goccia che fa traboccare il vaso”.
Di fatto, fino almeno all’anno 2000, quando San Giovanni Paolo II iniziò a prendere consapevolezza dell’estensione del problema degli abusi, la linea universalmente seguita era quella di proteggere i preti abusatori e non le vittime. “In Vaticano credono che il problema degli abusi sia alle spalle ma quanto sta avvenendo dimostra che non é affatto così”, ha affermato l’anno scorso Peter Saunders all’atto delle proprie dimissioni dalla Commissione vaticana, domandandosi “perché si proclami la tolleranza zero e poi si tolleri la permanenza in incarichi di chi ha coperto e insabbiato”. Ed in effetti il problema che sta emergendo nel Pontificato di Papa Francesco, che oggi ha portato alle dimissioni di entrambe le vittime inserita nell’organismo, riguarda la difficoltà di applicare le norme severe (proposte dalla Commissione e approvate dal Pontefice) che prevedono l’accountability, cioè l’allontanamento praticamente automatico dei vescovi che non hanno protetto i minori in modo adeguato insabbiando invece le denunce ricevute. Il che non sta accadendo se non in misura molto limitata.
In particolare, invece, fin dal chirografo, il Pontefice ha espresso la precisa volontà che il nuovo organismo agisse “unitamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede”, incentivando “la responsabilità delle Chiese particolari per la protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili”. Ma le cose sono andate come sono andate. Le vittime infatti non hanno resistito al senso di frustrazione. Anche se il Papa e il cardinale O’Malley hanno confermato la fiducia che avevano in loro chiedendo che restino con compiti specifici (nel campo dell’educazione). E proprio Marie nella sua lettera di dimissioni si è detta convinta che la Commissione potrà farcela a vincere la sua battaglia, anche se senza di lei.