TOSCANA

Ilva, arrivano le offerte delle 2 cordate

Ilva, arrivano le offerte delle 2 cordate. Le 5 fasi dell’operazione
Per l’Ilva si chiude una partita e se ne apre un’altra. Lunedì scorso c’è stato l’accordo al Mise per la cassa integrazione straordinaria per 3300 lavoratori (in media, però, saranno 2500). Oggi, 6 marzo, scadono invece i termini entro i quali le due cordate industriali in gara per l’acquisizione dell’azienda dell’acciaio devono presentare la loro offerta vincolante. Inizialmente la presentazione sarebbe dovuta avvenire venerdì scorso poi c’è stata un’ulteriore piccola proroga in aggiunta a quella concessa dall’8 febbraio scorso al 3 marzo e ora al 6 marzo.
Le cinque fasi dell’operazione
Le due cordate vedono Arcelor Mittal leader di Am Investco Italy, dove c’è anche Marcegaglia, e Jindal leader di AcciaItalia, dove ci sono anche Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e la finanziaria di Leonardo Del Vecchio Delfin.
Con l’offerta le cordate dovranno indicare il piano ambientale, adeguato con le prescrizioni dettate dal ministero dell’Ambiente, il piano industriale e la somma da versare per l’affitto dell’azienda e il successivo acquisto.
Nei 30 giorni successivi al 6 marzo, le offerte saranno valutate e l’advisor finanziario dell’amministrazione straordinaria (Leonardo&Co.) esprimerà il proprio giudizio sulla congruità delle offerte e sulla sostenibilità dei piani industriali anche nella prospettiva di medio lungo termine.
Questa fase si chiuderà presumibilmente a metà aprile, quindi ci sarà l’aggiudicazione ad una delle due cordate.
Quella vincitrice avrà poi 30 giorni per presentare domanda di approvazione del proprio piano ambientale che avverrà con un Dpcm.
Quest’ultimo dovrebbe arrivare tra giugno a settembre, dopodiché partirà il trasferimento degli asset al soggetto che ha acquisito l’Ilva.
Con la nuova legge per il Sud e la coesione territoriale, approvata di recente dal Parlamento, i commissari Ilva, Gnudi, Laghi e Carrubba, restano in carica sia per vigilare l’attuazione del piano ambientale da parte dei privati – che possono chiedere anche una proroga della tempistica -, sia per proporre un eventuale piano ambientale aggiuntivo a quello dei privati nel quale ricollocare la manodopera che eventualmente dovesse essere in esubero.
Le due cordate hanno dei tratti in comune. Entrambe infatti pensano di raggiungere il punto di pareggio nella gestione dell’Ilva entro tre anni – l’Ilva continua a perdere ma la situazione economica mostra comunque segni di miglioramento – ed entrambe partono con un battente di 6 milioni di tonnellate da produrre a Taranto con l’attuale ciclo integrale: dal minerale al prodotto finito. La diversità delle proposte è invece sull’approccio: Arcelor Mittal, per esempio, vuole marciare senza l’altoforno 5, non rifacendolo – l’impianto è infatti fermo da marzo 2015 – mentre Jindal lo vuole rifare. E ancora, altra diversitè, Arcelor Mittal vuole produrre 6 milioni di tonnellate a Taranto e importarne altri 2 milioni dai propri siti all’estero sotto forma di semilavorati in modo da assestare lo stabilimento ad una quota complessiva di 8 milioni. Jindal, invece, parte con 6 milioni a Taranto e nell’arco di qualche anno aggiunge altri 4-6 milioni di tonnellate, sempre a Taranto, con forni elettrici (di nuova istituzione per il siderurgico) e ricorso al gas .