TOSCANA

Il tunisino che domenica scorsa ha aggredito a pugni e bottigliate l’ex compagna rintracciato a Genova è in carcere

Il tunisino che all’alba di domenica scorsa ha aggredito a pugni e bottigliate l’ex compagna e 36 ore più tardi è stato rintracciato a Genova, resta in carcere: per il 28enne l’accusa è di tentato omicidio aggravato. Drammatico il racconto della donna, che ha riportato brutte ferite e si è salvata solo attirando l’attenzione, suonando il clacson della propria auto.
Resta in carcere con l’accusa di tentato omicidio aggravato, il tunisino di 28 anni che all’alba di domenica scorsa ha aggredito a pugni e bottigliate la donna italiana dalla quale non accettava di separarsi. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari che ha convalidato il fermo effettuato martedì dagli uomini della squadra che hanno bloccato il giovane nordafricano alla stazione di Genova Porta Principe mentre cercava di scappare: aspettava di salire su un treno che lo avrebbe portato a Milano e poi, molto probabilmente via dall’Italia. All’alba di domenica 2 aprile – secondo la ricostruzione degli investigatori – il 28enne si è appostato davanti a casa dei suoceri, nella zona della Rosa, e ha aspettato fino alle 6 del mattino il rientro della donna, che sabato era uscita con alcune amiche. In testa un piano folle e preciso: vendicarsi. Punendo lei – come aveva già fatto in passato – per l’affronto che nella sua mente di uomo violento aveva subito: essere piantato dalla donna con la quale ha avuto anche un figlio. E’ stata poi la stessa donna a raccontare quei momenti di violenza, accettando di mostrare le ferite subite. “Non era lucido – ha detto -, mi chiedeva in continuazione dov’ero stata e con chi. Poi, quando gli ho visto il timbro di una discoteca stampato su un braccio, gli ho detto: “Vedi, anche tu fai la tua vita”. È stato in quel momento che mi ha dato due pugni in faccia. Ho subito urlato aiuto, e lui mi diceva di stare zitta. Così sono scappata in macchina, pensando di trovare rifugio, ma lui ha infilato le mani nel finestrino socchiuso e ha mandato in frantumi il vetro, è tornato indietro a prendere la bottiglia di vodka, e dopo averla rotta si è infilato in auto ha cominciato a colpirmi in faccia. Mi ha strattonato, prendendomi per i capelli, sono finita a terra fuori dall’auto e mi è saltato addosso continuando a colpirmi ovunque. Non smetteva, non si fermava”. La donna si è salvata perché è riuscita a suonare il clacson attirando l’attenzione dei genitori che sono scesi in strada e hanno chiamato i soccorsi mentre iniziava la fuga dell’uomo finita 36 ore più tardi. Ora negli uffici della Procura di Livorno si continua a lavorare sul caso. È molto probabile che il pm Fiorenza Marrara nomini un consulente per verificare, dalle ferite riportate dalla donna, se l’ipotesi accusatorio del tentato omicidio possa essere confermata o se invece la contestazione dovrà essere modificata. FABIO GIORGI