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Gli amaranto possono recriminare, ma la rosa doveva essere rinforzata per la promozione

Livorno Calcio: venti anni dopo il ‘trionfo’ contro la Maceratese, stavolta lo stadio di Reggio Emilia fa versare lacrime amare. Gli amaranto possono recriminare, ma la verità è che la rosa non era degna della promozione in B.
Venti anni fa il Mapei Stadium (all’epoca chiamato ‘Mirabello’) di Reggio Emilia fu teatro del rotondo successo (3-0) sulla Maceratese, nella gara – valida quale finale playoff per la promozione in C1 – che consegnò al Livorno, allora allenato da Paolo Stringara (con Claudio Achilli presidente) un memorabile salto di categoria. Quattro lustri più tardi, lo stesso campo emiliano ha fatto versare agli amaranto lacrime amare. Il 2-2, maturato dopo i supplementari, nel match di ritorno dei quarti di finale playoff della Lega Pro giocato questa domenica, contro i locali della Reggiana, estromette i labronici dalla corsa per la serie B. Alla final-four in programma nella prossima settimana a Firenze si qualifica (insieme ad Alessandria, Parma e Pordenone) la Reggiana. Si potrà discutere delle decisioni arbitrali che hanno condizionato la partita d’andata (persa dal Livorno in casa 1-2), si potrà recriminare sugli infortuni che hanno falcidiato la rosa (grave, nell’economia del torneo, l’assenza di Cellini) o si potrà, come ha fatto con ben poca eleganza il patron Spinelli, attribuire precise responsabilità all’allenatore Foscarini, nella gestione dell’ultima fatale gara. La verità è che questa squadra, per i suoi precisi limiti, non aveva comunque le possibilità – se non per una serie di combinazione e di ‘miracoli sportivi’ – di vincere i playoff. L’impegno dei giocatori non è in discussione. La Livorno sportiva merita di più. FABIO GIORGI