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Mattarella all’Italia nel discorso di fine anno


Mattarella all’Italia nel discorso di fine anno

Cosa ha detto Mattarella all’Italia nel discorso di fine anno
All’immagine di una nazione “quasi preda del risentimento”, il presidente della Repubblica contrappone “un Paese diverso, in larga misura generoso e solidale”. Il lavoro, l’innovazione, i giovani e il dramma dei terremotati tra gli argomenti toccati dal Capo dello Stato. Leggi il testo integrale del discorso
Le elezioni del 4 marzo son un appuntamento fondamentale per guardare al futuro. Sergio Mattarella rivolge i suoi auguri in diretta televisiva agli italiani e guarda all’appuntamento elettorale come a un passaggio fondamentale per costruire il domani. Dallo studio alla Vetrata del Quirinale, dove tra poche settimane riceverà le delegazioni per la formazione del governo, il Capo dello Stato ricorda innanzitutto la Costituzione che domani compirà 70 anni e che è la “cassetta degli attrezzi” che contiene i valori, i principi e le regole cui i cittadini, la politica e le istituzioni devono affrontare la vita di ogni giorno ma soprattutto affrontare le novità. Il Presidente mette in guardia dalla trappola di un “eterno presente”, mentre la democrazia vive progettando il futuro in una stagione ricca di innovazioni ma anche di nuova attenzione per fenomeni nuovi e da guardare con attenzione come i cambiamenti climatici e le novità tecnologiche.
La Costituzione ricorda che è il popolo il vertice della Repubblica, che si esprime con il voto. Ma poi la parola passa a partiti e parlamento, che insieme scriveranno la “pagina bianca” che si apre dopo il voto. A loro, alla politica, tocca la “missione” di guidare i mutamenti, perché solo così la parola futuro non sarà più legata al sentimento di “incertezza e preoccupazione”. Come già aveva fatto nel discorso alle Alte cariche istituzionali e politiche, il capo dello Stato chiede dunque ai partiti di avviarsi alla campagna elettorale avanzando “proposte realistiche e concrete”.
Mattarella si sottrae al compito di formulare indicazioni: “non è mio compito” spiega. Fino alle elezioni non parteciperà in alcun modo al dibattito politico che si deve svolgere liberamente, sempre entro i limiti del rispetto. Indica però, come unico tema centrale, quello del lavoro. Perché è un principio costituzionale e in ogni famiglia ce ne deve essere almeno uno.
Mattarella dunque non guarda al passato, non fa complicati bilanci dell’anno trascorso, si limita a sottolineare che ha portato il paese a votare a scadenza naturale, e che il 2017 ha portato effetti positivi sull’economia ed ha prodotto una legge elettorale scritta dal Parlamento, non dalle sentenze.
Il Capo dello Stato rivolge anche ai cittadini un appello al voto, che è un diritto. I giovani nati nel 1999 voteranno per la prima volta, saranno artefici del loro futuro. E il parallelo storico corre ai giovani del 1899 che un secolo fa furono invece chiamati a combattere nella grande guerra. E’ dunque bene non dimenticare mai che stiamo vivendo il più lungo periodo di pace in Italia e, non a caso, in tutta Europa. Mentre nel resto del mondo i conflitti non cessano e si cerca addirittura una anacronistica e pericolosa corsa agli armamenti nucleari.
Il Capo dello Stato non dimentica le zone colpite dal terremoto, ammette che c’è stata qualche lacuna nella ricostruzione, ma ricorda che il cratere ha toccato l’intera Italia centrale e assicura che l’impegno c’è stato e prosegue.
Oltre ai drammi del 2017, da Rigopiano​ all’alluvione di Livorno al terremoto di Ischia, il Presidente ricorda gli italiani caduti nell’attentato di Barcellona e afferma che l’attenzione contro il terrorismo deve restare alta, pur facendo indirettamente notare che nell’anno passato l’Italia non è stata oggetto di attentati.
Mattarella non si nasconde che alcuni studi parlano di un Paese “quasi preda del risentimento”. Ma guarda al bicchiere mezzo pieno: “conosco un Paese diverso, in larga misura generoso e solidale”. Un Paese in cui, accanto al volontariato e ad atti di vero eroismo, ci sono milioni di persone che compiono il loro lavoro, si impegnano “con tenacia e con coraggio”. Insomma, “i problemi che abbiamo davanti sono superabili” se ognuno, anche ai vertici istituzionali, compie la sua parte.