investito e ucciso, nell’estate del 2016, in porto: dopo un anno e mezzo risultano indagati i vertici di due aziende
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investito e ucciso, nell’estate del 2016, in porto: dopo un anno e mezzo risultano indagati i vertici di due aziende
Fu investito e ucciso, nell’estate del 2016, in porto: dopo un anno e mezzo risultano indagati i vertici di due aziende. Per la morte sul lavoro di un autotrasportatore, sono finiti nei guai in quattro: il principale, i vertici delle due aziende coinvolte e il conducente del carrello. L’accusa, per loro, è di omicidio colposo.
Il tutto nonostante le prescrizioni di legge in materia di sicurezza sul lavoro quando si tratta di carico e scarico merci. Ecco perché in quel 21 luglio 2016 nessuno disse allo sfortunato autotrasportatore sessantenne, di restare – come invece avrebbe dovuto – a bordo del suo camion mentre un addetto della società trasportava con un carrello elevatore balle di cellulosa a bordo del mezzo parcheggiato. Nonostante i divieti, il sessantenne era sceso dal camion proprio per coadiuvare il collega nelle operazioni di carico. Secondo la Procura, è per un misto di negligenza, imperizia e imprudenza che intorno alle 15,30 di quel giorno il carrello elevatore condotto da un 57enne residente a Collesalvetti, ha investito e ucciso l’autotrasportatore all’interno del piazzale dentro al porto di Livorno. Un incidente drammatico all’indomani del quale arrivò la solidarietà sia del mondo politico che di quello portuale, tanto che l’amministrazione nel giorno del funerale del sessantenne dichiarò il lutto cittadino e i lavoratori incrociarono le braccia lungo le banchine. A distanza di circa un anno e mezzo dall’incidente le indagini sulla tragedia sono state chiuse. Sono quattro le persone indagate in concorso dalla pubblico ministero Fiorenza Marrara con l’accusa di omicidio colposo. Oltre al dipendente che guidava il carrello, sono finiti nei guai tre imprenditori. A cominciare da un uomo di 42 anni, presidente del consiglio di amministrazione della ditta, da un 68enne notissimo imprenditore portuale, nella sua veste di amministratore delegato, nonché cogestore di fatto della società insieme al presidente, poiché – come hanno ricostruito gli inquirenti – svolgeva le funzioni di responsabile dell’elaborazione e della firma del documento di valutazione rischi, nonché della nomina del responsabile di servizio di prevenzione e protezione dai rischi. Entrambi – secondo gli inquirenti – in qualità di datori di lavoro del carrellista che ha investito il 60enne, hanno omesso di controllare il rispetto delle procedure indicate nel documento di valutazione dei rischi. La strada processuale è appena stata imboccata. Oltre al 42enne e al 68enne, nel registro degli indagati è stato iscritto anche un altro imprenditore, un uomo di 63 anni, amministratore unico della ditta per la quale lavorava la vittima. Dagli accertamenti effettuati nell’ultimo anno e mezzo, risulta che il 63enne non avrebbe provveduto a fornire ai propri dipendenti una specifica formazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e in particolare per non aver fornito una idonea formazione sui rischi che andava incontro mentre svolgeva il proprio lavoro, non indicando le specifiche misure di prevenzione e procedure da adottare. FABIO GIORGI