intervento del PCI di Livorno sulle manifestazioni di protesta dei commercianti
Le recenti manifestazioni di protesta dei commercianti e dei ristoratori che si stanno svolgendo in tutta Italia e nella nostra città in risposta alle restrizioni introdotte per la seconda ondata del corona virus, fanno emergere tutta la fragilità di un sistema neoliberista affermatosi con il dissolvimento del blocco socialista, e di un’alternativa reale ad esso.
In questi cinque mesi che ci hanno separato dalla fine del precedente lockdown e in questa seconda ondata del codiv-19, le criticità emerse non sono state affrontate per preparare il paese e i territori a resistere e fronteggiare adeguatamente l’emergenza.
In particolare nel sistema sanitario nazionale, distrutto dai tagli perpetrati da politiche di centro destra e centro sinistra tese alla sua lenta e inesorabile privatizzazione, non sono stati assunti sufficienti figure professionali per ricoprire le carenze del personale sanitario, non sono stati aumentati sufficientemente i posti letto per le terapie intensive, e per le altre degenze, le RSA sono ancora una volta pericolosi focolai, non sono stati attivati presidi per la medicina territoriale e di vicinanza.
Sulla gestione dei tamponi non è tollerabile che per farli con la sanità pubblica vi siano tempi biblici mentre nel privato vi è una riduzione drastica dei tempi di attesa, ovviamente pagando; ci si cura e si fa prevenzione se ce lo si può permettere, questo è un altro effetto della privatizzazione della sanità pubblica.
Quindi ci domandiamo cosa è stato fatto in previsione del ritorno del virus?
I trasporti pubblici, treni, autobus e scuolabus, che per larga parte sono stati privatizzati, non sono stati potenziati per permettere una mobilità in sicurezza, aumentandone le unità e riducendone la capacità di trasporto delle persone, per non parlare della scuola e tutte le polemiche sulla sua riapertura, con classi non adeguate per numero di alunni, per mancanza del personale docente e strutture fatiscenti che non hanno avuto nessuna ristrutturazione negli anni.
In questo contesto le manifestazioni di piazza che sono scoppiate spontaneamente, al di là dei pericoli di infiltrazione di personalismi che tentano di dirigerle da una o l’altra parte in veri e propri atti di sciacallaggio, sollevano a gran voce una richiesta che è legittima e condivisibile, la richiesta di poter vivere dignitosamente, la richiesta di pane, la richiesta della presenza di uno stato assente che tutela solo gli interessi di classe di una parte minoritaria della popolazione.
E quindi la parola d’ordine che e risuonata maggiormente in queste manifestazione e che assume un significato personalistico di giustizia sociale “tu ci chiudi tu ci paghi†che porta dentro di sé una serie di rivendicazioni giuste, nasconde però a nostro avviso ancora quella cultura personalistica soggettiva che deriva da trent’anni di pensiero unico dominante capitalista.
Da comunisti dobbiamo però impegnarci perché tali rivendicazioni assumano un carattere di classe collettivistico che mutino il quadro complessivo, che rompa con la cultura capitalista imperante che porti con sé la consapevolezza delle proprie forze e delle capacità che risiedono all’interno delle classi sociali che oggi scendono in piazza per rivendicare il proprio posto all’interno di questa società .
Partito Comunista Italiano
Segreteria provinciale Federazione di Livorno
Livorno, articolo pubblicato dalla redazione il 30 Ottobre 2020
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