CRONACA

Il ricordo di Matteo Renzi Papa Francesco Preparando il viaggio a Firenze

Preparando il viaggio a Firenze per il Congresso Eucaristico del 2015, per esempio, mi dimostra di conoscere la storia della Chiesa fiorentina del Novecento non solo nelle pagine più famose, da La Pira a don Milani. A un certo punto mi regala un aneddoto sul cardinal Elia Dalla Costa, aneddoto che a lui era stato riferito e che voleva verificare. Il cardinale Dalla Costa per noi fiorentini è un riferimento straordinario. Si pensi solo che quando arrivò Hitler in visita in città, nel 1938, il cardinale decise di sprangare le finestre dell’arcivescovado perché la croce uncinata era nemica “della croce di Cristo”. Dirlo oggi è un dovere. Dirlo nel 1938 non era la cosa più facile del mondo. Il Papa sapeva quella storia e non solo quella sul cardinale.
Dopo un po’ di discussioni sulla storia mi chiede a bruciapelo che cosa suggerisco di andare a visitare in città. E io, che ho appena smesso di fare il Sindaco, mi sbizzarrisco. Gli parlo di tutte le opere della capitale del Rinascimento in cui si intrecciano arte e fede. O i luoghi della Misericordia nata in Piazza del Duomo. Traccio tutto esaltato improbabili ipotesi di spostamenti. Lui mi stoppa. È irremovibile e mi dice: io voglio soprattutto andare nella periferia, dove ci sono questioni di disagio. E voglio andare in realtà dove ci sono problemi legati ai migranti. Nasce così un’appendice della visita e il Papa insiste per recarsi a Prato dove è fortissima la comunità cinese.
L’attenzione di Francesco per le periferie è straordinaria: ricordo ancora quando gli presento il progetto del Governo sulle Periferie post Bataclan, progetto pensato sulla base di alcune suggestioni di Renzo Piano e della sua arte del rammendo. Ma ancora più forte è il suo costante richiamo alla questione migratoria. Quando l’Italia guida il semestre di presidenza europea il Papa accetta l’invito del Parlamento Europeo e fa un intervento durissimo e bellissimo sul Mediterraneo che non può diventare “il cimitero d’Europa” e parla della vecchia Europa come una “nonna stanca, non più vivace”. È una sveglia che il Papa venuto dalla fine del mondo suona da Strasburgo. La sua voce arriva forte e chiara non a sostegno di un Governo o dell’altro ma delle battaglie che condivide: quella sull’Expo, ad esempio, con un video messaggio per l’inaugurazione il primo maggio 2015 o quella sulle carceri.
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Livorno, articolo pubblicato dalla redazione il giorno 22 Aprile 2025
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