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Timisoara e Oradea: un altro Liberty

“Per secoli i banatoises si sono dimostrati i più attivi, cosmopoliti e dinamici abitanti del paese” e non è un caso perché” precisa lo storico Iaon Hategan, “oltre ad arginare le invadenti pretese dei turco-ottomani a cui comunque furono sottomessi dal 1552 al 1716, il Banato restò asburgico e austroungarico fino al 1918 ospitando tedeschi, serbi, francesi, cechi, ungheresi più componenti di altre 25 etnie. Mantenne fino all’ultima guerra filoamericana degli anni Novanta del secolo scorso ottimi rapporti con la ex Jugoslavia, con la Serbia confinante.

Casa Liberty Secessione a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

Dunque, oltre ad aver prematuramente sviluppato industria e commerci grazie agli input germanici e alla lungimirante comunità ebraica (primo tram a cavalli, primo tram elettrico e prima città elettrificata dell’Europa centrale), la regione della nobel Herta Mueller ha sprigionato un’apertura culturale rara altrove in Romania”. A Timisoara i fascinosi quartieri di Fabric e di Josefin – che prese il nome in onore all’illuminato imperatore Giuseppe II – pullulano di vecchie fabbriche e fucine sette/ottocentesche come quella della birra Timisoreana che risale al 1716. Non solo ma – come la vicina Oradea – il capoluogo del Banato è la mecca rumena del liberty “importato” dall’Austria e dall’Ungheria.

 

Casa Liberty Secessione a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

Se il canovaccio architettonico della città è sette-ottocentesco, è l’Art Nouveau o Secessione che impronta sia il nucleo storico che i quartieri Fabric, Elisabetin e Josefin. Le influenze dell’ungherese Lechner sono evidenti negli smalti colorati che colorano tetti, doccioni e balconi delle case inizio Novecento nelle vie Georghe, Emarioil, Augustin Pacha, Florimund e in tutto quel reticolo di strade tracciato tra piazza Unirii e piazza Libertatii. Fascinosi anche se delabrée i cortili e gli scaloni interni ricchi di vetrate dipinte. In una casa liberty affacciata alla via Mai è stata ricavata la bella libreria, la “Cartea de Nisip” (al n°3).

 

Casa Liberty Secessione a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

Nella piazza Victorie si allineano edifici floreali per lo più realizzati dall’architetto ungherese Laszlo Szekely, ma è la piazza Unirii con il secessionista palazzo Brueck (originalissima opera liberty di Szekely), il palazzo della vecchia Prefettura costruito ai tempi dell’Impero Asburgico (XVIII sec.) e la cattedrale serba, barocchizzata, a richiamare i fasti gloriosi del Banato. Anche il più grande cinema mai realizzato in Romania – nel 1905 con mille posti – presenta dettagli in stile Secessione.

 

Casa Liberty Secessione a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

Da poco è stato trasformato in auditorium sede della Filarmonica Banatul amministrata dal fantasioso Ioan Coriolan Garboni che con pochi denari ha rilanciato internazionalmente l’orchestra (il Banato diede i natali a Bartok Bela come all’attore Bela Lugosi interprete di Dracula) e ha ristrutturato l’immenso cinema riuscendo a utilizzare per riscaldamento e climatizzazione gli impianti originali – allora innovativi – che oggi appaiono “museali”.

 

La cattedrale a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

Se Timisoara è stata chiamata la “Piccola Vienna” sul canale della Bega, peraltro un tempo vivace area portuale ora dismessa, poco più a nord Oradea è conosciuta come “Piccola Parigi” sul fiume Crisul Repede. Deve la nomea agli spettacolari edifici eretti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, per lo più in stile Secessione. Allora tollerante e cosmopolita per la strategica posizione all’incrocio delle arterie commerciali tracciate tra Est e Ovest, sprigiona un’architettura nouveau gonfia di decorazioni in stucco, in maiolica e in ferro battuto davvero scenografica.

 

La cattedrale a Timisoara (Foto Andrea Battaglini)

I suoi artefici provennero dalla scuola politecnica di Budapest e furono influenzati sia dallo stile romantico-ungherese di Odon Lechner (Komor Marcell, Dezso Jakab, Sztarill Ferenc) sia dal geometrismo spigoloso della scuola viennese (i fratelli Vago, Valer Mende) sia dal “Coup de fouet” dalle curve ondulate di chiare origini francesi. A Oradea si trovano molti accenti stilistici originali che sono collegati a direzioni stilistiche eterogenee. E’ proprio questa diversità che la rende unica tra le città cresciute nella Belle Epoque. Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu un abbagliante parco-giochi per architetti potenti e abitanti danarosi.

 

Vetrata in stile Liberty Secessione a Oradea (foto Battaglini)

Oggi ospita 77 edifici inseriti negli elenchi della Commissione Nazionale per i Monumenti Storici. Tra questi i più scenografici sono i 25 modellati in stile Secessione come il complesso “ Black Hawk”, la casa Adorjan I e II, la casa Poynar, l’hotel Astoria, il Transylvania Hotel, il Palazzo Ulman, il Palazzo Stern, il Palazzo Moskovits e il Palazzo Apollo. Tutti edifici immediatamente riconoscibili grazie alle curve e alle linee ondulate che “scorrono” e si risolvono in ritmi di pieni e di vuoti, sincopati come in un pentagramma musicale.

 

Vetrata del Black Hawk a Oradea (foto Battaglini)

Uno dei primi edifici decorati e colorati nello spirito dell’Art Nouveau fu il Palazzo Fuchsl, progettato dagli architetti di Budapest Bálint Zoltán Lajos e Jámbor negli anni 1902-1903. Gli stucchi, così come i ferri battuti dei balconi e delle porte richiamano impronte sinuose a tralcio di vite. Il Black Hawk (1907-1908) è il più celebre edificio costruito da Marcell Komor e Dezso Jakob. Ha quattro piani, due blocchi e un passaggio in vetro colorato che lo connette a tre strade distinte.

 

Vetrata del Black Hawk a Oradea

Venne realizzato sul posto dell’ex Palazzo Verde, luogo canonico per eventi culturali e politici. Tipica la sua doppia facciata: quella sobria sulla Independentei e quella irregolare e asimmetrica sulla Vasile Alecsandri. La macchia di vetro con l’aquila nera che aleggia nella galleria è diventata uno dei simboli della città.