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Il Pd sceglie il nuovo leader, pronto a riprendere timone

Il Pd sceglie il nuovo leader, Renzi pronto a riprendere timone
Il Pd elegge il nuovo leader, i democratici provano a ripartire dopo la sconfitta al referendum e la scissione di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema e, di fatto, da domani comincia la marcia di avvicinamento alle politiche. Potrà essere uno sprint, con un voto già in autunno, o una maratona che arriva fino alla primavera del 2018, ma è un dato di fatto che con l’elezione del nuovo segretario Pd l’orizzonte della politica diventa quello delle prossime elezioni. Matteo Renzi arriva all’appuntamento con un vantaggio che pare irrecuperabile, sarà difficile per gli sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano rimontare il distacco fatto registrare dall’ex premier durante la prima fase riservata agli iscritti. Ma per valutare la forza del nuovo leader sarà importante vedere quanti elettori Pd andranno ancora ai gazebo e quale percentuale otterrà il vincitore.
La vittoria di Renzi viene in realtà considerata probabile persino dai suoi sfidanti. Giovedì scorso Emiliano ha scritto una lettera agli iscritti Pd nella quale parlava già da leader della minoranza: “Continueremo a essere scomodi, critici, insopportabilmente sinceri. Saremo la coscienza critica del Pd dell’Italia e, se dovessimo essere chiamati a governarla, lo faremo a modo nostro, con imparzialità ed efficienza”.
Andrea Orlando usa toni diversi, il ministro tra gli iscritti ha raccolto comunque il 25% e fino all’ultimo prova la ‘remuntada’, spiegando che Renzi punta all’accordo con Silvio Berlusconi, mentre con lui si ricostruirebbe il centrosinistra.
Un recupero di Orlando è la speranza di molti big del partito: Romano Prodi ha ricevuto il ministro per pranzo, pur non pronunciando un esplicito endorsement; Giorgio Napolitano, che da presidente emerito non è iscritto, ha fatto capire di puntare proprio sul ministro della Giustizia. Enrico Letta si è schierato esplicitamente a suo favore. Se Renzi deve vincere, è il ragionamento di molti, cerchiamo almeno che non sia un plebiscito, che stia attorno al 55%, per evitare che tutte le decisioni siano nelle sue mani. Qualcuno arriva a far circolare la voce di nuove possibili scissioni in caso di vittoria larga di Renzi.
Di certo, l’ex premier sembra pronto a tornare alla guida del Pd e a far sentire sempre di più la sua voce anche con palazzo Chigi. Renzi ripete che per lui si vota nel 2018 e che decidono Mattarella e Gentiloni, ma intanto sulla commissione affari costituzoinali del Senato i renziani hanno mandato un primo avvertimento, un paio di settimane fa. Sulle tasse, poi, la linea è chiara: nessun aumento, neanche dell’Iva. E anche su Alitalia Renzi ha già fatto sapere di avere qualche idea da mettere in campo per “aiutare il governo”. Se Renzi tornerà segretario, c’è da scommettere che il Pd incalzerà sempre più il governo, l’ex premier non intende lasciare un’autostrada a M5s e centrodestra.
Certo, un’eventuale accelerazione verso il voto deve fare i conti con la richiesta di Mattarella di mettere mano alla legge elettorale. Il capo dello Stato, sollecitando i presidenti delle Camere, ha fatto capire che prima di andare a votare bisogna perlomeno ritoccare la normativa uscita dalle sentenze della Consulta. Anche su questo, però, un Renzi rilegittimato alla guida del Pd non farà sconti. Lo dimostra il no già pronunciato al ‘Provincellum’ che “va bene a chi non ha i voti”. L’ex premier non intende accettare correzioni della legge elettorale che non garantiscano la governabilità e che servono solo a qualche partito come i centristi di Alfano o, peggio, gli ex Pd ora confluiti in Mdp.
Legge elettorale a parte, votare in autunno è complicato, c’è da fare la legge di bilancio e il rischio di un esercizio provvisorio è alto. Ma di certo, con un segretario Pd nuovamente legittimanto, la campagna per le politiche è virtualmente aperta.