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I trentacinquenni di oggi andranno in pensione a 70 anni

I trentacinquenni di oggi andranno in pensione a 70 anni
Chi oggi ha 35 anni potrà andare in pensione a 70 anni, sempre ammesso che abbia un monte contributivo sufficiente, cosa non scontata per una generazione abituata a vedere i contratti precari come la norma e non l’eccezione. È la stima fornita durante un’audizione in Parlamento dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva.
Sulla base degli scenari demografici elaborati dall’Istat stessa, ha spiegato Alleva, “dai 66 anni e 7 mesi, in vigore per tutte le categorie di lavoratori dal 2018, si passerebbe a 67 anni a partire dal 2019, quindi a 67 anni e 3 mesi dal 2021. Per i successivi aggiornamenti, a partire da quello nel 2023, si prevede un incremento di due mesi ogni volta. Con la conseguenza che l’età pensionabile salirebbe a 68 anni e 1 mese dal 2031, a 68 anni e 11 mesi dal 2041 e a 69 anni e 9 mesi dal 2051”.
Con l’introduzione del sistema contributivo, il futuro è particolarmente fosco per chi ha una vita lavorativa discontinua, fatta prevalentemente di contratti atipici. Contratti, sottolinea Alleva, che sono “più diffusi tra i giovani di 15-34 anni, tra i quali circa un occupato su quattro svolge un lavoro a termine o una collaborazione”. Una situazione aggravata dalle differenze di genere. Se si considerano solo le donne, ad avere un contratto precario è una lavoratrice su tre. “Questa forma di lavoro riguarda tuttavia anche gli adulti e i soggetti con responsabilità familiari”, aggiunge il presidente dell’Istat, “nel 2016 un terzo degli atipici ha tra 35 e 49 anni, con un’incidenza sul totale degli occupati dell’8,9%; tra le donne il 41,5% delle occupate con lavoro atipico è madre”.